SE LE CONOSCI LE EVITI

Quando si parla di reazione depressiva nel concreto si sta parlando di come si sta strutturando un disturbo di tipo depressivo. La depressione è un’esperienza che ha accompagnato gli esseri umani fin dall’origine della loro storia, in quanto è collegata strettamente alla sofferenza umana.

Confrontarsi con l’umore abbattuto, la mancanza di voglia di fare, la perdita di interesse, l’incapacità di provare piacere e soddisfazione, l’incapacità di tornare quelli che si era stati, sono sensazioni spiacevoli che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sperimentato.

Ma allora qual è la differenza tra depressione e una semplice delusione momentanea?

“spesso è proprio il nostro modo di reagire alla realtà che alimenta il problema”

Come abbiamo già accennato in altri articoli e sezioni del sito, spesso è proprio il nostro modo di reagire alla realtà che alimenta il problema, attraverso le Tentate Soluzioni ridondanti disfunzionali che mettiamo in atto per risolverlo. In altre parole, quello che noi stiamo facendo per uscire dal problema, se non ci permette di superarlo ma viene ugualmente mantenuto come strategia, ci lega ancora di più al problema stesso, creando delle vere e proprie psicotrappole.

Le 2 psicotrappole che alimentano la reazione depressiva tipicamente sono la credenza e la rinuncia.

CREDENZA

“la verità non è ciò che scopriamo ma ciò che creiamo”

Antoine De Saint-Exupéry

Ognuno di noi ha delle credenze più o meno rigide sulla realtà che ci circonda, che possono riguardare le aspettative che abbiamo sulle persone, sul mondo e sulla società, così come convinzioni che riguardano la sessualità, l’alimentazione o il modo migliore per mantenersi in forma.

Usando le parole delle colleghe  Muriana, Pettenò, Verbitz , “la credenza è una forma di conoscenza descrittiva di un fenomeno, che la persona assume come esplicativa e veritiera” e che influenza i nostri pensieri, azioni, comportamenti e atteggiamenti nei confronti di noi stessi, degli altri e del mondo.

A cosa servono le credenze:

  • Le credenze ci permettono di leggere velocemente la realtà dandoci una sensazione di sicurezza: se crediamo di conoscere qualcosa ci percepiamo più sicuri, questo perché ci riteniamo in grado di controllare, nel nostro piccolo, le leggi della natura.
  • Le credenze sono utili alla persona, perché vivere in un mondo in cui non si hanno sicurezze sarebbe terribilmente ansiogeno. Dobbiamo creare delle certezze e cavalcarle per costruire la nostra realtà.

La  trappola delle credenze:

Tuttavia quando queste credenze diventano troppo rigide possono tramutarsi in ostacoli anziché in facilitazioni nell’affrontare la realtà che ci circonda.

UN ESEMPIO PRATICO:

Immaginiamo di essere coinvolti sentimentalmente in una relazione amorosa, e di riporre grande fiducia nel nostro partner e nella nostra storia d’amore. Un giorno però, del tutto inaspettatamente, scopriamo di venire traditi: ecco che il nostro sistema di credenze sull’amore e sulla fiducia va in frantumi, non a caso usiamo l’espressione “mi è crollato il mondo addosso”.

Colti da questo evento inaspettato e più grande di quanto al momento possiamo sopportare, viviamo in uno stato di estremo sbandamento: ciò in cui credevamo non è più certo, quindi non è più vero e non siamo in grado di rimettere insieme i pezzi della credenza andata in frantumi.

Tuttavia, come accennato sopra, l’uomo ha bisogno di costruirsi delle aspettative per muoversi agevolmente nel mondo che lo circonda. Non potendo più credere nel sistema di credenze precedente – “l’amore è tutto rose e fiori”,“ho trovato l’anima gemella”, “ io non potrò mai essere tradito” – ne costruiamo allora un altro che spesso si colloca dal punto di vista concettuale simmetricamente all’estremo opposto: “l’amore non esiste”“tutti tradiscono” o peggio “io verrò sempre tradito perché sono sbagliato”.

“a seconda della credenza costruita può scattare una reazione di tipo depressivo o paranoico”

A seconda della credenza costruita può scattare una reazione di tipo depressivo o paranoico. Tralasciando per il momento quest’ultimo aspetto, nella reazione depressiva e ancor di più nella depressione la Tentata Soluzione che alimenta la credenza è la rinuncia. Iniziamo allora a pensare:  “tutto ciò che ha funzionato fin’ora non funziona più e non potrà più funzionare – tanto vale allora rinunciare.”

I Peanuts ci spiegano il meccanismo di funzionamento della depressione:

12993611_939674776151750_8932656406911076051_n

 RINUNCIA

“La rinuncia è quella reazione che ci coinvolge lentamente e inesorabilmente in uno stato di tipo depressivo”

Inizialmente la risposta rinunciataria può essere parziale, ovvero può riguardare solo quegli aspetti della vita direttamente collegati alla credenza ormai in frantumi. Rimanendo in tema con le delusioni d’ amore, decidiamo di rinunciare per un bel po’ a qualsiasi coinvolgimento di tipo sentimentale.

“Non usciamo più, curiamo meno il nostro aspetto, abbiamo rapporti poco sereni con l’atro sesso, fino a quando questa risposta non diventa un’abitudine, asservendoci lentamente”

Successivamente, la rinuncia può diventare totalizzante, colpendo anche altri ambiti della vita: la famiglia, il lavoro, le amicizie. Ci si priva del piacere a tutto campo. Quando questa diventa totalizzante si può parlare allora di depressione.

La rinuncia è – utilizzando le parole del libro “I Volti della Depressione” (Muriana, Pettenò, Verbitz, 2006) – “l’inibizione dell’azione e l’azione del pensiero,  sempre impegnato ad osservare il degrado del mondo e condannato a non poter far niente per cambiarlo.”

In questo caso da amanti passionali quali eravamo decidiamo di assumere un ruolo ben preciso, il ruolo di vittima.

Entriamo nel dettaglio delle 3 modalità di rinuncia così come descritte dalle autrici sopra citate:

  • Rinunciare delegando: la persona diventa vittima di sé stesso <<io sono sbagliato, perché io sono incapace o perché è nella mia natura, e poiché il mondo è così e sono io quello che non ha le capacità per adattarsi… facciano gli altri>>
  • Rinunciare arrendendosi: la persona diventa vittima di sé stesso o degli altri, nel primo caso << Pensavo di essere capace.. di essere in un certo modo.. invece non sono più in grado>>, nel secondo caso << credevo negli altri ma gli altri, a un certo punto, mi hanno deluso>>
  • Rinunciare pretendendo: la persona diventa vittima del mondo << Io ho dei principi ma il mondo non funziona secondo quei principi. È il mondo, sono gli altri che devono adattarsi>>.

“L’attenzione è rivolta a ciò che non va”

L’attenzione, in ognuno di questi casi, è rivolta a ciò che non va, costruendo così la credenza di non sapere e non potere reagire, il cui effetto è una sensazione di impotenza che diventa inevitabilmente profezia che si auto avvera.

PROCESSO DI CRESCITA

Abbiamo appena visto come si può strutturare un disturbo depressivo a partire da credenze poco flessibili che proprio in virtù della loro rigidità vanno in frantumi, lasciando il posto ad un altro sistema di credenze speculare e altrettanto inflessibile e disfunzionale,  attivando un meccanismo che definiremo ora di Illusione – Delusione.

Tuttavia capita a molti di trovarsi in questa dinamica di Illusione-Delusione ed anche se inizialmente la reazione può essere di tipo depressivo, evolve ben presto in una semplice delusione momentanea. Questo perché consentiamo all’atteggiamento rinunciatario di avere vita breve e sostituiamo il vecchio sistema di credenze  con uno nuovo più morbido e funzionale, nel concreto: ricominciano a cercare il piacere provando magari a pensare che non esiste una sola anima gemella o che l’amore è qualcosa che si costruisce e che può avere mille volti, non qualcosa di definito che esiste a prescindere dalle persone coinvolte.

“Questo processo non è altro che quello che noi chiamiamo normalmente crescita”

Questo processo non è altro che quello che noi chiamiamo normalmente crescita, infatti le illusioni delusioni avvengono spesso tra gli adolescenti e i giovani adulti, strutturando poi delle credenze più o meno flessibili, ma gestibili a livello emotivo.

Il vero disturbo depressivo si può creare quando la persona ha avuto una serie di illusioni-delusioni mai veramente superate, che vanno a strutturarsi sempre di più rigidamente in un nuovo sistema di credenze rigide caratterizzate da rinunce sempre più totalizzanti come tentata soluzione così da arrivare alla depressione.

“Tanto ormai è così io sono condannato.”  Questo è il meccanismo pericoloso che si crea nel depresso e che va assolutamente smontato per evitare esiti catastrofici.

 

 logo-ultimoLo studio Battinelli-Scozzi utilizza le più moderne teorie e le tecniche più innovative ed originali sulla reazione depressiva:

Attraverso un colloquio volto ad indagare le Credenze e le Tentate Soluzioni che la persona mette in atto, nel concreto quindi non a come si è originato il problema ma a come si sta mantenendo,

si  forniscono sin dalla prima seduta delle strategie create ad hoc per gestire questo duro momento di delusione della vita della persona così da aiutare la persona a reagire andando alla ricerca del piacere perduto.

L’obiettivo è ottenere dei cambiamenti concreti entro le prime 10 sedute in modo da sbloccare la difficoltà rapidamente innescando un nuovo circolo vizioso positivo per la persona.

 

Hai domande o curiosità sulla depressione e sulla reazione depressiva o vorresti suggerire degli argomenti da trattare? Scrivici! sapere cosa ti interessa ci aiuta a rendere più bello ed interessante questo blog.

 

Consigli di lettura: “I Volti della Depressione”, Muriana, Pettenò, Verbitz:

i-volti-della-depressione