Pensieri che imprigionano la mente, la mente che imprigiona se stessa.
Un fenomeno molto diffuso, qualcosa che a volte ci accompagna da sempre. Fa paura parlarne, di alcuni contenuti sì prova vergogna. Insomma… è troppo strano! Certi pensieri non possono essere fatti!
E allora via, via da me! Uscite da questo corpo! Ma i pensieri sono come l’ombra, se cerchiamo di scrollarcela di dosso ci perdiamo dentro di essa, nelle sue tenebre. D’altro canto, pensare di non pensare è già pensare.
Affrontare questo problema non è mai semplice. Il solo comunicare certi contenuti terrorizza letteralmente. Delle volte, la tentazione è quella di mettere in atto piccole azioni in conseguenza a tali pensieri, comportamenti che hanno il compito del tutto irrazionale di dimostrare che no, io non sono quella persona che pensa certe cose, perché se le penso magari le faccio, e allora no, vedi, non sono io, non sono pazzo.
Ma attenzione:
Nietzsche diceva nella Gaia scienza “Gli uomini di fronte all’incertezza spesso rendono vera una realtà che sanno essere falsa, poi, agendo in virtù di questa, si convincono della sua effettiva veridicità”
Rispondere a questi pensieri “strani”, sia attraverso il pensiero stesso che col nostro comportamento, non è forse trattarli come veri, possibili, reali?
Esatto. E se lì per lì cercare la prova, provare a darsi una spiegazione ci permette di tirare un sospiro di sollievo, la paura è stata davvero rimossa? No, probabilmente è ancora più forte.
Il trasformarsi dei pensieri in ossessioni, irrigidendosi in uno schema risolutivo disfunzionale, è un fenomeno comune che in chiave patologica ricade all’ interno di un quadro ossessivo/ ossessivo-compulsivo ed esistono protocolli di intervento specifici per aiutarci a uscire dalla trappola.
Guardarsi dentro, con lo scopo di capirsi di più o sciogliere un dubbio, talvolta, prendendo in prestito da Paul Watzlawick, “rende ciechi”. A volte l’unico modo per uscire dalle costrizioni della prigionia è smettere di provare a uscirne. L’ombra, in realtà, la si vede solo quando c’è luce.
Non tutto ha un senso. Anzi il più delle cose “un senso nn ce l’ha”.
Ti piace leggere?
Il consiglio di lettura che vi diamo per questo tipologia di problema è Cogito Ergo Soffro, ed. Ponte alle Grazie di Nardone, De Santis.
ph. Clarissa Greco