Infinite appaiono, anche a un occhio inesperto, le modalità che ognuno di noi mette in gioco per complicarsi la vita e costruire i propri problemi. E cosa dire delle paure? Tante quante se ne possono inventare.
Solo per fare qualche esempio:
paura di volare, di guidare, di allontanarsi da casa e viaggiare, di farsela addosso, paura di animali domestici e insetti, degli escrementi, persino la paura di provare paura;
portare costantemente con sé l’ossessione di poter venire infettati o contaminati, di dover essere sempre puliti, che tutto debba essere sempre in ordine e la casa tenacemente lucida e splendente, di essere affetti da patologie portatrici di atroci sofferenze o di essere colti da un attacco cardiaco fulminante;
sentirsi incapaci con chiunque e in qualunque occasione, portarsi dietro la paranoia di essere giudicati, rifiutati, perfino minacciati, arrivando a chiedersi: “Ci si potrà fidare davvero di coloro che ci circondano? O dobbiamo sospettare persino del nostro partner?”
La modalità con cui ognuno di noi percepisce e reagisce alla realtà se da una parte ci permette di affrontare la vita col giusto grado di accortezza, in alcuni casi può essersi irrigidita al tal punto da bloccare la nostra visione delle cose facendoci cogliere pericoli lì dove non ci sono, disordine lì dove non c’è e nemici lì dove non esistono. Con esiti nefasti: attacchi di panico di fronte alla paura, rituali compulsivi nel tentativo di attendere alle richieste (impossibili) delle nostre ossessioni, vere e proprie reazioni aggressive pericolose per noi stessi e per gli altri, o di isolamento sociale, mentre cerchiamo di combattere le nostre paranoie.
Vittime di noi stessi, sosteniamo con forza i nostri tentativi di soluzione seppur fallimentari, che invece di risolvere il problema lo alimentano, innescando così un circolo vizioso dal quale sembra pressoché impossibile uscire.
Non è infrequente che tale tipologia di problemi venga trattata con terapie di tipo farmacologico, il cui esito non è sempre così soddisfacente e che a nostro avviso pone il soggetto in una posizione delicata e da non sottovalutare: se il farmaco funziona il merito non è della persona ma dello psicofarmaco; se non funziona la responsabilità è della persona che neanche con gli psicofarmaci riesce a stare bene.
Un sostegno psicologico in molti casi può essere risolutivo. Analizzando come funziona il problema proprio a partire dalle tentate soluzioni messe in atto dalla persona e dal suo peculiare sistema di percezione e reazione alla realtà, è possibile trovare la chiave che porta alla risoluzione della difficoltà.
Lo studio Battinelli-Scozzi offre percorsi di supporto psicologico con l’obiettivo di risolvere la problematica portata e produrre un cambiamento duraturo. Avvalendoci di strategie e tecniche scientificamente comprovate è nostro impegno fornire alla persona un servizio che rispetti criteri di efficacia (cambiamento durevole e possibilità di ricaduta ridotte al minimo) ed efficienza (produrre risultati in tempi ragionevolmente brevi) che ne garantiscano la qualità.