“Cosa mi porta qui oggi dottore? Mah…probabilmente è per il fatto che sono imperfetto/a e sbaglio ogni cosa.  Andava tutto bene ma ora tutto si è rovinato”.

Sintesi estrema di un’attitudine piuttosto diffusa ai nostri giorni: il perfezionismo, “un difetto assolutamente perdonabile” (O. Burkeman, “Il perfezionismo che ci rovina la vita” Internazionale 04/12/2018) e tuttavia dilagante nella società contemporanea, motivo per cui non poche volte, come psicoterapeuti ma anche come persone, ci imbattiamo in esseri umani di fondo insoddisfatti perché imperfetti.

Se nessuno riesce a raggiungere l’obiettivo, chiaramente il problema è l’obiettivo. Possiamo mai arrivare ad essere perfetti? Inseguire il perfezionismo ci è davvero utile?

Citando nuovamente O.Burkeman, “quelli che ancora lo difendono sembrano interpretarlo come un continuo impegno a migliorarsi, ma in realtà è una cosa molto diversa, perché implica la convinzione che tutto quello che non è il meglio sia un vergognoso fallimento. È la ricetta ideale per essere sempre insoddisfatti dei propri risultati, o peggio ancora, come sostengono alcuni studi, un vero e proprio ostacolo al successo.”

Un’aspettativa elevata rende bello il viaggio ma deludente l’arrivo e il rischio è: illusione – delusione – depressione (G. Nardone. Psicotrappole, Giunti Ed.). Il perfezionista ha lo sguardo in avanti ma se si guardasse intorno noterebbe che il suo progetto non rischia di fallire, è perso già alla partenza. Come mai? Perché per natura non siamo perfetti ma meravigliosamente imperfetti e questa è una risorsa evolutiva fondamentale, che ci ha permesso e ci permette tutt’oggi di adattarci ai cambiamenti e quindi di evolverci continuamente, in un movimento costante.

La terapia che allora funziona di più è quella dell’imperfezione: allenarsi ad essere imperfetti, aggiungere difetti alla propria giornata, alla propria vita di coppia, evitare di nascondere le imperfezioni del proprio corpo, sbagliare sul lavoro, assumersi il rischio di risultare antipatici agli altri.

Il guerriero vincente è quello che si cura le ferite insieme agli altri eroi della battaglia e le mostra trionfante, non colui che rimane illeso standosene ben lontano dal campo di combattimento. Il vero esperto in un determinato ambito è colui che ha commesso tutti gli errori possibili in quel campo, così che, conoscendoli, può schivarli. La bellezza sta nell’insieme, che è molto più della somma di ogni singolo particolare.

Provare per credere e il paradosso è che potremmo scoprire che tutte quelle imperfezioni portano uno strano benessere alla nostra vita, personale come di coppia, al lavoro come con gli amici, rendendoci, per l’appunto, migliori.

Una delle culture che forse più di tutte ha esaltato la bellezza dell’imperfezione è stata quella giapponese, popolo noto, guarda un po’, per il suo perfezionismo. Attraverso la pratica del Kintsugi, oro o argento vengono utilizzati per riparare oggetti in ceramica, usando i preziosi metalli per saldare assieme i frammenti. L’opera finale è un oggetto prezioso, unico nel suo intreccio di linee dorate e irripetibile, per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi.

 

Consigli di lettura:

Il perfezionismo che ci rovina la vita